La pandemia da COVID19, oltre ad un angosciante problema per la salute degli Italiani e per la malconcia economia di un Paese forzatamente fermo da quasi due mesi, è divenuto nel tempo una questione di libertà di informazione.
Le Asl e la politica regionale sono così diventate sempre più attente a concepire per fecondazione assistita un’opinione pubblica convinta della bontà del loro operato, con manovre di story telling e video giocati in stile Mulino Bianco, nei quali appaiono quegli alti dirigenti della ASL finiti nel mirino di alcuni dei maggiori sindacati (ANAAO ASSOMED; UIL-FPL, CIMO) in merito ai tanti aspetti organizzativi che potrebbero aver giocato un ruolo rilevante nella genesi di ben tre focolai in strutture sanitarie cittadine.
Il numero dei tamponi eseguiti e quello dei contagi, i decessi, le dinamiche di contagio divengono così materiale di marketing, dove non importa più quanto grosso sia il rischio di incappare nella pubblicità ingannevole, finendo col giocare con la credibilità delle istituzioni.
Il numero dei tamponi: quanto è importante?
Un elemento cardine nella problematica COVID19 sta nel fatto che per il Ministero esistono solo quei casi ove un tampone conferma la diagnosi. Ciascun caso di infezione da coronavirus che non ha ricevuto per tempo un tampone eseguito con tempi e metodiche corretti semplicemente non è esistito, falsando i dati epidemiologici e censurando casi su casi.
I casi identificati mediante tampone subiscono poi la procedura di isolamento domiciliare, cruciale nell’impedire nuovi contagi ed arrestare la pandemia.
Si spiega così la dura polemica da parte dei medici di famiglia, che lamentano un gran numero di casi per i quali i tamponi da loro richiesti non sono mai stati eseguiti dalle ASL. Perché non eseguire i tamponi allora? E’ semplice disorganizzazione o volontà politica di limitare il numero di casi ufficiali a quelli estremamente sintomatici, tanto da non poterli ignorare?
Ma il Lazio è davvero una delle Regioni col più basso numero di tamponi pro capite?
Si. Da qualche giorno il Ministero della Salute ha preso a pubblicare una tabella riassuntiva dei più salienti dati del contagio, scorporati per Regione. Suddividendo il numero di pazienti testati per il numero di cittadini residenti si fa presto il calcolo dei tamponi pro capite, che ovviamente non tiene conto dei residenti senza titolo (in particolare i residenti extracomunitari senza permesso di soggiorno). Il tasso che si calcola è pertanto probabilmente più alto di quello reale.
Come potete verificare dal grafico la Regione Lazio è una delle ultime d’Italia, (nonostante il colpo di reni dato nell’ultima settimana con un incremento dei tamponi del 25% circa in sette giorni), piazzandosi molto al di sotto della media nazionale.
Il Lazio si conferma quindi come una delle ultime regioni d’Italia per numero di pazienti sottoposti a tampone in rapporto al numero di abitanti, piazzandosi nel gruppetto delle regioni del Mezzogiorno e fermandosi ad un misero 1,62%.
Questo non può non essere un problema politico.
Perché la Germania e la Corea del Sud, con le loro politiche proattive di tamponi ed investigazione epidemiologica, possono vantare tassi di letalità ed ospedalizzazione più bassi del resto del pianeta. E’ solo questione di fortuna?