Un venerdì di Maggio.
Del 14 Maggio.
Pomeriggio, dopo pranzo. C’è un piacevole tepore.
Un tuffo al Pirgo è proprio quello che ci vuole.
La gente passeggia sul lungomare. Una signora chiacchiera con la sua nipotina di 5 anni. Un garzone corre trafelato verso la stazione. Un uomo fuma la pipa e si dirige verso la Cattedrale.
Sono le 15.
Scendo sulla spiaggia e appoggio i miei indumenti a terra. Mi immergo e galleggio sul dorso.
Un rumore tremendo sembra increspare le onde del mare. Da Sud scorgo decine di macchie scure, rumorose e veloci.
Sembrano minacciose.
Non sono uccelli, anche se gettano il loro guano sulla città. A volontà, senza ritegno.
Ogni impatto con la terra è un boato. Fortissimo.
In mare si alzano geyser che sembrano macabri zampilli in festa.
Mi giro verso il Palazzo Bruzzesi, che in quel momento crolla.
Tento di uscire dall’acqua.
Sono confuso.
Forse farei meglio ad immergermi e trattenere il respiro nell’attesa che finisca. Forse sto per morire.
Alla fine raggiungo la riva e non trovo più i vestiti. Per la verità non so più nemmeno dove sono, dato che non ho più alcun punto di riferimento.
La strada è scomparsa.
I palazzi sono scomparsi.
In lontananza, il porto è immerso in una nuvola densissima di fumo nero.
Devo raggiungere mia moglie, verso Porta Tarquinia, ma scalzo e circondato dai detriti la faccenda non appare affatto semplice.
Alla fine mi dirigo verso il Viale.
Due carcasse di cavalli dilaniati accompagnano il mio sguardo.
Mi giro dall’altra parte nel timore di vedere qualcosa di sbagliato.
Adesso mi rendo conto che il ronzio alle orecchie sta finendo. E sento le grida e i lamenti.
La gente è scomparsa.
Vedo solo fantasmi ricoperti di polvere bianca.
Corro.
Sono in salvo.
Mia moglie è in salvo.
Un Mercoledì di Maggio.
Del 14 Maggio.
Mi appoggio al bastone e tento di caracollare verso la panchina.
Pieno di macchine, il Viale.
Due ragazzini si rincorrono attorno alla statua del bacio.
Un uomo accelera il passo guardando il cellulare.
Vorrei arrivare davanti la Cattedrale. Lo so che non c’è più la piazza.
Adesso lo so che, a volte, ricostruire è più dannoso che bombardare.
Foto di Enrico Paravani ©
1 Comment
Paola Angeloni
7 Novembre 2013 at 9:38Ognuno di Noi ha un ricordo di quel 14 maggio, mettiamoli Insieme…