In città la politica non era mai stata tanto appassionata alla qualità dell’acqua che sgorga dai rubinetti della Città d’Incanto, quanto in questi giorni.
Divenuti improvvisamenti esperti, oltre che appassionati, manipoli di ex-consiglieri comunali ed ex-assessori dissertano di ordinanze di non potabilità e di “inutili” controlli di laboratorio, eseguiti dal Comune in aggiunta a quelli normalmente disposti dalla ASL.
Eppure un esperto dovrebbe sapere che i “controlli interni” sono obbligatori ai sensi del Decreto Legislativo 31/2001 (articolo 7)…
I pasdaràn di “Link Democratico” si spingono addirittura sino a chiedere le dimissioni del Vice-Sindaco Daniela Lucernoni, accompagnati dagli strilli del fu-portavoce Angeloni (che evidentemente non ha letto il referto delle analisi che trovate poco più giù, ma sente comunque l’impellenza di esprimere un’opinione al riguardo).
Andiamo ai fatti
La ASL RMF ha eseguito il suo ultimo campionamento (un “controllo esterno”) in data 9 luglio, e le analisi eseguite das ARPA Lazio risultano nella norma. Un nuovo prelievo del 18 luglio, eseguito da Labservice srl su disposizione del Comune in qualità di “Controllo interno”, evidenzia invece la presenza di colonie di Escherichie e di Coliformi (un valore fuori legge ma comunque piuttosto basso). Come è normale che sia, i batteri si trovano solo raramente nell’acqua della rete idrica (a seguito di un incidente).
Il Comune, con l’eccessiva leggerezza e secondo la consuetudine dell’Ufficio Acquedotti, accontentandosi di indicazioni esclusivamente telefoniche del Dr Pizzabiocca della stessa ASL, emette un’Ordinanza di non potabilità.
Si poteva non emanare l’Ordinanza?
No. I livelli rilevati sono oltre quelli di legge e comportano oggettivamente la non potabilità dell’acqua.
L’inquinamento è stato un dato oggettivo, tanto che il Direttore Sanitario dell’Ospedale San Paolo (professionista decisamente non di primo pelo) ha addirittura deciso di svuotare i serbatoi del nosocomio (se poi questo “eccesso di zelo” potesse avere conseguenze sulla funzionalità dell’impianto antincendio non è dato sapere).
Episodi simili si sono ripetuti nel tempo, da decenni, con tutte le amministrazioni.
A cosa è ascrivibile il ritardo tra il 18 luglio (data del prelievo) ed il 31 luglio (data dell’ordinanza)?
Labservice dichiara candidamente nel referto di aver concluso i test il 24 luglio, ma li trasmette al Comune solo il 31 dello stesso mese. Lo stesso laboratorio afferma con una acrobazia logica che sarebbe stato compito del Comune (che non poteva sapere dei Coliformi) chiedere una anticipazione dei risultati e che la stessa Labservice (che invece dei batteri evidentemente sapeva…) non ritiene di aver disatteso alcun obbligo dinanzi ai cittadini che ne pagano (o ne hanno pagato sino ad oggi) i servigi…
Da dove arrivano i batteri?
La fonte più probabile del’inquinamento è il bacino idrico di HCS: il bacino di Montanciano o Monte Angiano (in città più noto col nome non corretto di Monte Augiano), uno specchio d’acqua ottenuto dallo sbarramento del Mignone, in agro di Canale Monterano.
Fonte di approvvigionamento idrico dei quartieri alti di Civitavecchia (il Faro e San Liborio su tutti), Monte Angiano non vede una degna manutenzione dal 1992 e così, quello che dovrebbe essere un bacino di decantazione con metri d’acqua su centimetri di sabbia, è diventato un mucchio di sabbia di fiume appena nascosta da pochi centimetri d’acqua.
Sabbie mobili per l’amministrazione Tidei, che ha tanto parlato di progetti (affidati alla matita del Prof. Russo dell’Università La Sapienza) di svuotamento delle sabbie e loro conferimento in discarica, senza che però le parole si traducessero in fatti.
A monte del bacino ben due comuni scaricano i loro depuratori (Veiano e Canale Monterano), con una efficienza decisamente altalenante (specie in conseguenza delle ondate di maltempo) che può portare ondate di acqua torbida sino alla presa di carico.
Qui due potenti pompe da 150 cavalli spingono l’acqua in cima al Monte Angiano, dove un manipolo di eroici operai di HCS si occupa di trattare quello che arriva e trasformarlo in acqua potabile (flocculazione con cloruro di alluminio, trattamento con fanghi, filtraggio a sabbia ed a carbone ed infine clorazione). Eroici, i nostri ragazzi, abbandonati dalle vecchie volpi della politica locale ad un destino di passaggio ad ACEA Ato2, per cui non un solo euro andava speso in opere di ristrutturazione dello stabilimento. Se il bacino funzionasse correttamente, il carico di batteri alla fonte sarebbe grandemente ridotto.
Il baffuto fu-Sindaco Tidei millanta poi di telemonitoraggi e moderne tecnologie, da lui in persona portate a Monte Angiano, mentre lo stabilimento non ha più neanche una banale linea telefonica, la turbidimetria viene effettuata con uno strumento portatile (!) ed il cloro misurato a spanne…
Cosa frena la bonifica di Monte Angiano?
Ad autorizzare le operazioni di bonifica è una Agenzia Regionale (l’ARDIS, o Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo), che deve vagliare l’impatto ambientale delle eventuali operazioni di dragaggio del fondale del bacino. Evidentemente i trascorsi tentativi (attribuibili alle Amministrazioni Moscherini e Tidei) non hanno soddisfatto le richieste dell’ARDIS che ha bocciato i progetti presentati in almeno due occasioni.
Riusciranno Cozzolino & Co a risolvere una così annosa questione?
Geologi ed ingegneri stanno lavorando ad una ipotesi di svuotamento graduale dei sedimenti sabbiosi. Funzionerà questa volta? Vedremo. Certo che pretendere in due mesi la soluzione a due decenni di incuria è veramente la prova evidente della più maleodorante malafede.
Foto di Giulio Santoni©
4 Comments
stefano
12 Agosto 2014 at 14:57Ma è possibile che il comune si appoggi ad un privato per fare le analisi dell’acqua? Se sì, perché? Ciao Stefano
Fulvio Floccari
14 Agosto 2014 at 7:41Articolo 7 Decreto Legislativo 31/2001. Si può fare.
Io avrei scelto una Università (e per me è quella la direzione da prendere adesso), ma è anche un problema di costi e disponibilità del laboratorio.
Nic
14 Agosto 2014 at 11:10Ma perché dobbiamo sempre andare a cercare altri?
L’unica cosa da fare è pretendere efficienza ed efficacia da chi ha la responsabilità della cosa.
Io potrei dire che non mi fido dell’Università, allora che facciamo, non la finiamo mai? Magari andiamo da un laboratorio in Germania che lì sono bravi, così il tecnico dell’ASL lo pago lo stesso anche se non fa nulla e in più pago l’analisi al laboratorio tedesco.
Pretendiamo i risultati da chi DEVE fare le cose e smettiamo di non fidarci mai degli altri altrimenti non ci risolleveremo mai.
Ah, dimenticavo: se però uno sbaglia deve essere mandato a casa.
Fulvio Floccari
14 Agosto 2014 at 14:27Appunto: chi dal 24 luglio sapeva dei batteri e ne ha trasmesso notizia solo il 31 luglio, per me, va sostituito.